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Israele: quale sarà il limite ultimo?

  • infotuttorotto
  • 9 set 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Il diverso peso delle vite umane.


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Quale sarà il limite ultimo?


Ora Israele minaccia nuovamente attacchi in Libano imminenti.


Da mesi, il conflitto tra Israele e la Palestina, esploso con l'attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, continua senza sosta, mietendo una quantità spaventosa di vittime. Mentre gli israeliani hanno subito orribili devastanti perdite, da nessuno giustificate, quel giorno ( circa 1.200 morti), la risposta militare di Israele si è dimostrata ancora più spaventosa e soprattutto sproporzionata.


Con la ormai palese falsa motivazione di volere distruggere una organizzazione terroristica, si è arrivati ad un numero di morti palestinesi che ha ormai raggiunto cifre fuori da ogni logica, persino bellica.


Secondo le ultime stime, 40.878 palestinesi sono stati uccisi fino a settembre 2024, portando il rapporto tra le vittime israeliane e quelle palestinesi a circa 1 a 34.


Questa sproporzione numerica solleva domande profonde: quale sarà il limite ultimo di questa spirale di violenza? Quando Israele si riterrà soddisfatto, se mai si riterrà soddisfatto?


Peggio ancora, questo conflitto terminerà solo quando non ci sarà più nessuno da colpire a Gaza? Quando i coloni avranno ormai occupato e ridistribuito terre rase al suolo?


Israele ha dichiarato di voler "neutralizzare Hamas", ma il prezzo di questa operazione sembra essere il continuo sacrificio di vite innocenti. Civili, bambini, donne, e anziani sono intrappolati in un ciclo di morte che sembra non avere fine.


L’obiettivo di eliminare una minaccia militare-terrorista è diventato il pretesto per un bombardamento incessante che, nei fatti, ha decimato la popolazione palestinese.


Un paragone storico doloroso


Questo rapporto di 1 a 34 tra morti israeliani e palestinesi è ancora più inquietante quando confrontato con altre tragedie storiche.


Durante l'occupazione nazista dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi adottarono un criterio spietato di rappresaglia, uccidendo 10 italiani per ogni soldato tedesco morto, quindi un rapporto di uno a 10, e ricordiamoci quanto ho appena detto, in Palestina è di 1 a 34.


(Un tristemente famoso esempio di rastrellamento nazista fu l’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma, dove 335 italiani furono fucilati in rappresaglia per l'uccisione di 33 soldati tedeschi).


Oggi, l’azione di Israele, con il suo rapporto di 1 a 34, supera anche quella logica di terrore applicata dai nazisti.


Questo fa sorgere una domanda legittima: stiamo assistendo a una barbarie equiparabile a quella commessa durante il periodo nazista, i cui numeri sono più bassi solamente per una questione prettamente numerica di abitanti totali della striscia di Gaza?


Non è forse inquietante vedere da chi è stato perseguitato dal nazismo applicare delle ideologie e delle strategie del tutto paragonabili a quelle dei loro aguzzini? (E non parliamo qui ora dei video delle foto che mostrano le torture fatte da felici soldati israeliani nei confronti di civili palestinesi).


Se il nazismo rappresenta un paradigma di brutalità nella memoria collettiva, cosa dobbiamo pensare di una risposta così sproporzionata in termini di vite umane?


Quante vite palestinesi dovranno ancora essere sacrificate per soddisfare quella che sembra sempre più una sete politica inestinguibile di vendetta e di distruzione?


Quando finirà tutto questo?


La realtà attuale ci porta a un'amara constatazione: né Israele né Hamas sembrano vicini a porre fine a questa tragedia. Hamas continua a lanciare razzi e a dichiarare la sua resistenza, mentre Israele, sostenuto dai suoi alleati, sembra determinato a portare avanti una campagna di distruzione massiccia, spesso contro obiettivi civili. Ma, alla fine dei conti, è solo Israele che può porre fine a tutto questo.


Quale sarà il limite ultimo? Quante vite umane devono ancora essere perse prima che si arrivi a un punto di rottura e si riconosca l'inutilità di questa barbarie?


Ma soprattutto: quando la comunità internazionale si alzerà con una voce potente e inequivocabile di condanna a tutto questo, smettendo di supportarlo sia nelle parole che nei fatti?


(Tralasciamo il confronto tra questa guerra e quella russo Ucraina per evitare di spostare il discorso su troppi piani, tratteremo forse questo in un futuro articolo).






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