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Cambiamento Climatico: Un'Analisi Critica e Bilanciata

  • infotuttorotto
  • 12 giu 2024
  • Tempo di lettura: 7 min

Tra opinioni, dubbi, scienza e propaganda.


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Il cambiamento climatico è uno dei temi più dibattuti e controversi del nostro tempo, noi non abbiamo la competenza per sapere come stiano realmente i fatti, abbiamo tuttavia la possibilità di informarci il più possibile e di comprendere che, a tutti gli effetti, questa verità non non sia nelle mani di nessuno.


(Prima di proseguire con la discussione, vi anticipiamo che a fine articolo metteremo un collegamento ad un documentario a riguardo, maggiori dettagli in tal senso proprio a fine articolo.)


Parlando di cambiamento climatico, la situazione non è così univoca come i mass-media vogliono farci credere, al contrario si trovano una infinità di opinioni scientifiche diverse, basate su dati simili o completamente opposti.

La cosiddetta “unanimità scientifica” non è quindi assolutamente una realtà che appartiene a questo tema come molti vogliono invece farci credere.


La terminologia utilizzata per descrivere questo fenomeno ha un ruolo cruciale nel modellare la percezione pubblica.


Da una parte, abbiamo il termine "cambiamento climatico," che copre una vasta gamma di variazioni climatiche in un senso o nell’altro.


Dall'altra, specialmente nei tempi passati era più in voga "riscaldamento globale", riferito specificamente all'aumento delle temperature medie del pianeta, e quindi un pochino più compromettente qualora si rivelasse fenomeni di tipo opposto, cosa sostenute da alcuni ricercatori che, di fatto, indicano il periodo in cui viviamo come persino più freddo dei periodi precedenti.


Nel momento in cui queste definizioni vengono utilizzate per argomentare e quindi giustificare tale argomentazione dell’effetto antropico sul clima (e quindi delle colpe dell’umanità per questi cambiamenti), la differenza non è solo semantica ma concettuale; influenzando il modo in cui le persone comprendono e reagiscono al problema.


lutilizzo del termine “cambiamento climatico” è quindi più furbo, poiché può essere percepito come vero a seconda delle narrazioni, in quanto non prevede una tipologia precisa di cambiamento e poiché, ovviamente, il clima è di per sé perennemente in cambiamento, essendo qui di una definizione “jolly”, che può andare sempre bene, qualsiasi cosa succeda.


Vediamo quindi alcune delle domande che ci dovremmo porre quando analizziamo ciò che ci viene raccontato a proposito del clima.


Siamo Così Sicuri Della Natura Antropica del Cambiamento Climatico? Una Questione di Dibattito


L'origine antropica del cambiamento climatico è un argomento di grande discussione. Numerosi studi, tra cui quelli condotti dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), dalla OMS, da enti nazionali e sovranazionali supportano la tesi che le attività umane, come la combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l'industrializzazione, siano i principali responsabili del riscaldamento globale e delle catastrofi e malattie che ne conseguono. L'aumento dei gas serra, in particolare anidride carbonica e metano, è spesso correlato a queste attività umane.


Tuttavia, ci sono anche voci dissenzienti. Alcuni scienziati e studi mettono in discussione l'entità del contributo umano, suggerendo che i cambiamenti climatici possano essere dovuti a cicli naturali, come le variazioni solari e le oscillazioni oceaniche ed escludono persino che i livelli di anidride carbonica presenti nell’atmosfera siano tuttora irrilevanti in tal senso. Suggerisco inoltre, ad esempio, che il Ciclo di Milanković (che descrive le variazioni periodiche dell'orbita terrestre e il suo effetto sul clima) possa essere una possibile spiegazione di alcune variazioni climatiche a lungo termine.


La lettura e l'interpretazione dei dati climatici possono evidente portare a conclusioni diverse, alimentando un dibattito scientifico che è tutt'altro che concluso e schierarsi in modo netto dovrebbe essere quantomeno complesso, al contrario della semplicistica spiegazione che viene pubblicamente fornita dai canali ufficiali principali.



L'Efficacia delle Politiche Climatiche Occidentali ha realmente un effetto tabgibile e quindi una reale influenza sul futuro del clima?


Anche assumendo che il cambiamento climatico sia una realtà, c'è scetticismo sull'efficacia delle politiche climatiche adottate dai paesi occidentali.


Leggi e regolamenti volti a ridurre le emissioni di carbonio, come gli Accordi di Parigi, mirano a limitare l'aumento della temperatura globale rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, queste politiche sono spesso criticate per la loro (in)sostenibilità economica e per il loro impatto limitato a livello globale. A tal riguardo vi invitiamo a leggere anche il nostro articolo “La ragazza dei lupi?”, che parla proprio della difficoltà e insostenibilità di un totale passaggio a fonti rinnovabili).


Seguendo le stime più negative, l’unione di Europa intera e Stati Uniti d’America produce circa il 20% dell’anidride carbonica globale, il gruppo più grande che comprende gli altri paesi più sviluppati del mondo o in via di sviluppo, ovvero Cina, India, Russia, Sudamerica, paesi che non hanno alcuna intenzione di partecipare ad alcuna misura per ridurre tali emissioni, producono circa il 46% delle emissioni di CO2. Oltre a questi paesi, ovviamente vi sono tutti gli altri che producono il resto e che non aderiscono ad alcuna misura.


Alla fine dei conti, l’80% delle emissioni di anidride carbonica globale vengono da paesi che non hanno in previsione nessuna misura di contenimento di tali emissioni.


Al contrario, molti di questi paesi continuano ad aumentare il loro consumo di combustibili fossili. Ad esempio, nonostante gli sforzi globali, la Cina ha negli ultimi anni inaugurato nuove centrali a carbone, ed ha un continuo aumento inerente ai trasporti di ogni tipo a livello globale, contribuendo quindi ad un incremento delle emissioni globali di CO2 (anidride carbonica).


Questo solleva enormi dubbi sull'efficacia complessiva delle politiche climatiche occidentali, se queste non sono adottate in modo uniforme a livello mondiale. La discrepanza tra le misure adottate dall'Occidente e le pratiche in altre regioni del mondo mette in luce una delle principali sfide nella lotta contro il cambiamento climatico, se reale e di origine antropica.


Inoltre, se queste misure fossero messi in pratica esclusivamente da una piccola parte del mondo, questo non farebbe altro che mettere in una posizione di sfavore economico e commerciale questa parte del mondo, per ovvi ragioni, e non influirebbe minimamente sul clima, qualora questa fosse veramente l’intenzione iniziale.


Dalla Teoria della Cospirazione alla Discussione Pubblica: Il Caso delle Scie Chimiche


Un tempo considerate teorie cospirative, le "scie chimiche" sono ora discusse apertamente sotto il termine "inseminazione delle nuvole" o "geoingegneria".


Questa pratica prevede la dispersione di particelle nell'atmosfera per riflettere la luce solare e raffreddare il pianeta, oppure per condensare l’acqua presente nel cielo e formare nuvole o, infine, per ottenere lo pre effetto opposto, ovvero la dissoluzione delle nuvole creando precipitazioni.


Questo cambiamento terminologico da “scia chimica” a “geoingegneria” ha reso la pratica più socialmente accettabile, ma non risolve i dubbi sulla sua sicurezza.

Le preoccupazioni riguardano principalmente gli effetti a lungo termine sulla salute umana e sull'ambiente. Le particelle utilizzate, come l'alluminio e il bario, potrebbero avere impatti negativi una volta ricadute a terra, contaminando l'acqua e il suolo. Ad esempio, studi hanno mostrato che l'esposizione a particelle di alluminio può essere dannosa per la salute respiratoria e neurologica. La maggiore trasparenza su queste pratiche solleva nuovi interrogativi sulla loro necessità e sui loro effetti a lungo termine, alimentando un dibattito che era stato a lungo marginalizzato.


Bisogna inoltre chiedersi il perché improvvisamente si sia avvertito il bisogno di rendere pubbliche queste metodologie, fingendo che se ne sia sempre potuto parlare.

Previsioni Catastrofiche e la Loro Credibilità


Le previsioni di scenari catastrofici legati al clima, come all'innalzamento del livello del mare dovuto alla fusione delle calotte polari, con conseguente sommersione delle coste sono state fatte per decenni, spesso senza concretizzarsi. Stessa cosa per quanto riguarda le ondate di calore.


Ad esempio, negli anni '80 e '90, molti scienziati predicevano che le principali città costiere sarebbero state sommerse entro l'inizio del 21° secolo.


Questa previsioni, mai realizzate, hanno messo in discussione la credibilità di tali previsioni, poiché le attuali osservazioni non corrispondono a quelle proiezioni.


Non si tratta ora di determinare se queste previsioni fossero in malafede o frutto di errate interpretazioni dei dati, ma di riconoscere che la loro mancata realizzazione ha alimentato lo scetticismo tra il pubblico. Le proiezioni attuali sono diventate indubbiamente più sofisticate, ma l'ombra delle predizioni fallite continua a pesare sulla fiducia del pubblico nelle proiezioni climatiche.


Proprio a seguito dell’evoluzione tecnologica e della possibilità di fare proiezioni più convincenti, si sono ulteriormente distanziate le proiezioni fra di loro, in base alla tipologia di dati presi per fare questi calcoli.


Ecoansia: Un Nuovo Termine Ad Hoc Quantomeno Sospetto


Il termine "ecoansia" è relativamente nuovo e descrive l'ansia e il disagio psicologico causati dalle preoccupazioni per il cambiamento climatico.


Questa condizione è stata persino riconosciuta da alcuni psicologi come una risposta reale alle crescenti preoccupazioni ambientali, specialmente tra i giovani. Tuttavia, nonostante la crescente attenzione mediatica, alcuni critici sostengono che il termine sia privo di significato concreto e utilizzato per amplificare un allarme eccessivo.


Le dichiarazioni allarmiste, inoltre, potrebbero esacerbare questa ansia ad nuora più del problema stesso (qualora di problema reale si trattasse), influenzando negativamente la salute mentale di molte persone, possibilmente anche a scopo manipolatorio.


Ad esempio, uno studio del 2020 ha mostrato che la cosiddetta ecoansia può portare a sintomi di depressione e stress, specialmente tra coloro che si sentono impotenti di fronte alla ufficial-ufficiosa crisi climatica. L’utilizzo della paura per controllare le decisioni delle masse o semplicemente a far sì che esse deleghino ad un potere “informato” le loro decisioni è una tecnica conosciuta e utilizzata ampiamente nella storia, anche recente, come ben ricordiamo.


In Conclusione


Il cambiamento climatico è un tema complesso e sfaccettato che richiede un'analisi equilibrata e critica, non può essere basato su una cieca fede in una scienza onnisciente ed univoca.


Dalla terminologia utilizzata alla natura delle sue cause, dall'efficacia delle politiche adottate alla gestione delle previsioni catastrofiche, ogni aspetto deve essere considerato con attenzione. Solo così sarà possibile affrontare in modo efficace e responsabile una delle sfide più importanti del nostro tempo. In un mondo in cui le opinioni sono polarizzate, è cruciale mantenere un approccio basato sui dati e aperto al dibattito, per costruire un futuro sostenibile e informato.


Come anticipato ad inizio articolo, vi lasciamo ora un link per la visione di un documentario critico a riguardo, questo non prova ovviamente che il cambiamento sia falso o non sia influenzato da attività antropica ma pone, quantomeno, degli ottimi spunti di riflessione per non farci fermare alla prima ipotesi che sentiamo, solo perché ne veniamo costantemente bombardati mediaticamente.





La decisione finale di che idea avere spetta ovviamente a voi, noi ci stiamo solo augurando di stimolare un pensiero critico ed informato.







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